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Capricci: il potere della carezza

 

I bambini "capricciosi" sono una sfida per molti genitori. I capricci, che possono includere pianti, urla, agitazione o il rifiutare di fare ciò che viene chiesto loro, possono rendere difficile la vita familiare e causare stress e frustrazione ai genitori. Spesso, i genitori si trovano a chiedersi come gestire al meglio i capricci dei loro figli e come farli calmare.

Una soluzione sorprendente, ma efficace, per affrontare i capricci dei bambini potrebbe essere la carezza. Potrebbe sembrare banale, una carezza può effettivamente fare miracoli nel trasformare l'atteggiamento del bambino e farlo sentire amato e compreso.

Una delle chiavi per comprendere il potere della carezza è il fatto che i bambini si sentono rassicurati e al sicuro quando vengono toccati in modo amorevole. Il contatto fisico crea un legame emotivo tra il genitore e il bambino, oltre a favorire la liberazione di endorfine e altri ormoni legati al benessere che possono contribuire a calmare il bambino. Una carezza può anche trasmettere un senso di affetto e amore, che aiuta a costruire una relazione di fiducia tra il genitore e il bambino.

Quando un bambino è capriccioso, spesso è perché si sente frustrato o privo di controllo. Può essere difficile per un bambino comunicare le proprie emozioni e desideri attraverso le parole, specialmente quando è troppo piccolo per farlo in modo efficace. In questi momenti, una carezza può essere un modo tangibile per far sentire al bambino che qualcuno è presente e interessato a capire e soddisfare i suoi bisogni. La carezza può essere un modo per rispondere all'esperienza emotiva del bambino in modo empatico e compassionevole.

Oltre a questo, una carezza può anche aiutare il bambino a rilassarsi. I bambini spesso reagiscono ai capricci con una scarica di energia, ma spesso non sanno come gestire questa energia   e non riescono poi a calmarsi da soli.

«Essere toccati è solo un bisogno fondamentale, così come nutrirsi quando si ha fame», evidenzia la neuroscienziata Helena Wasling, che ha studiato la neuroscienza del tatto «Questo genere di contatto aiuta ad avere una buona relazione con il proprio corpo e a sentirsi abbastanza sicuri per poter successivamente uscire da casa ed esplorare il mondo».

 

 


 
 
 
 

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