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Uso della ventosa nel parto e rischi connessi

 
Il parto non sempre evolve in maniera fisiologica, talvolta per facilitare l'estrazione e l'espulsione del feto, è necessario ricorrere a manovre opportune o all'uso di strumenti particolari. In disuso l'uso del forcipe per via del rischio elevato di danni che si ripercuotono sul feto, mentre continua ad essere adoperata, anche se in maniera minore, la ventosa. Ma cos'è esattamente una ventosa? E quali sono i rischi connessi al suo uso e le conseguenze sul nascituro? La ventosa è sicuramente da preferire al forcipe, il suo utilizzo può, in alcuni casi, essere decisivo per la salute del piccolo in condizioni di rischio dovuto ad un parto difficile. La ventosa è sostanzialmente, uno strumento metallico recante sulla parte superiore, una coppetta che, posizionata sul capo del neonato, aderisce alla pelle e, tramite manovre di trazione, può facilitare l'estrazione del piccolo. La ventosa tradizionale crea, sulla testa del bambino una protuberanza tipica, spesso dovuta ad un vero e proprio ematoma. In molti ospedali sia l'uso del forcipe che della ventosa sono stati accantonati per via dei numerosi danni rilevati sui neonati aiutarti a nascere con l'ausilio di questi strumenti. La calotta cranica del neonato, sebbene molto elastica, possiede una fragilità e ciò può determinare l'insorgenza non solo di un ematoma cutaneo, ma anche di lesioni più serie e danni cerebrali. La vecchia ventosa metallica viene accantonata a vantaggio della ventosa soft, meno invasiva, lo strumento proviene dall'Australia ed è utilizzabile per favorire l'estrazione del feto a patto che la testa sia disimpegnata. Il suo impiego risulta più sicuro sia per la partoriente che per il nascituro.
 
 
 
 

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