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Il nascituro può provare dolore anche prima di 20 settimane dal concepimento!

 
Da oltre un secolo il tema del dolore fetale divide la comunità scientifica e l'opinione pubblica, soprattutto perché è parte integrante di una questione ''etica'' assai complessa come l'interruzione di gravidanza. Esistono diverse teorie su quale sia l'età in cui il feto inizia a percepire il dolore. In alcuni Stati americani, ad esempio, tale limite è fissato a 20 settimane di gestazione, per cui oltre questo periodo l'aborto non è più consentito per non infliggere dolore al non-nato. Per gli inglesi, invece, il nascituro non è in grado di percepire il dolore se non tra le 35 e le 37 settimane dal concepimento. In effetti, non c'è mai stato un accordo preciso sull'argomento, soprattutto perché non ci sono mai stati degli strumenti sufficientemente efficaci da fornire risposte certe a questo interrogativo. Nel 1994, la polemica si era riaccesa, in particolar modo in Gran Bretagna, quando i risultati delle ricerche del Professor Nicholas Fisk avevano dimostrato che il nascituro ha una forte risposta ormonale alle sollecitazioni e allo stress già tra le 23 e le 40 settimane dal concepimento. In quell'occasione, gli scienziati avevano ammonito i medici affinché praticassero l'anestesia al feto prima di procedere con un'interruzione di gravidanza. Tali ricerche sono andate avanti e, nel 2013, sono arrivati nuovi importanti dati all'attenzione del Congresso degli Stati Uniti. Grazie alle nuove tecnologie è stato possibile dimostrare che il feto, già alla diciottesima settimana di gestazione, reagisce alle pratiche invasive con comportamenti difensivi simili a quelli di qualsiasi essere cosciente. Ad esempio, di fronte ad una semplice ecografia, il nascituro si ritrae come per proteggersi e il suo battito cardiaco aumenta per lo stress.
 
 
 
 

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